(Alfiero Santarelli)
Entra un uomo in camicia di lino, le mani legate dietro la schiena o ammanettate, affiancato da due soldati in divisa. Armeggiano intorno a lui, lo legano a un palo, poi entra un terzo soldato. Si passano le consegne e i primi due escono, sputando in terra davanti all’uomo in camicia.
Il soldato punta una pistola verso l’uomo in camicia e parla.
SOLDATO: “Emiliano Alonso Garcia de la Vega Ramirez!”
L’uomo in camicia, con aria distratta, lo guarda annoiato.
SOLDATO (con leggera irritazione): “Emiliano Alonso Garcia de la Vega Ramirez!”
(L’uomo in camicia fa l’atto di masticare un chewing gum, o del tabacco)
SOLDATO (con rabbia): “Emiliano Alonso…”
UOMO IN CAMICIA (interrompendolo, scocciato) “Cosa c’è.”
SOLDATO: “Il Tribunale Permanente Rivoluzionario, preso atto del Regolamento Straordinario 27 del 14 agosto e delle dichiarazioni rese dalla signora Asuncion Consuelo Maria Carmen Menendez y Cela, con pronunciamento irrevocabile, ti dichiara traditore della Rivoluzione e ti condanna a morte!”
UOMO IN CAMICIA (come se non lo riguardasse): “Ah?”
SOLDATO: “Vuoi dire qualcosa?”
UOMO IN CAMICIA: “Ma io, ti conosco?”
SOLDATO: “Non ho niente a che spartire con i cani traditori!”
UOMO IN CAMICIA: “Eccome no, sei il figlio della signora Tavarez!”
SOLDATO: “Non ci provare” (ghigna)
UOMO IN CAMICIA: “Tua madre mette ancora le trappole per gli uccellini?”
SOLDATO: “Mia madre è morta, e chissà chi te lo ha raccontato.”
UOMO IN CAMICIA: “Da piccolo ci venivo con mia sorella che vi faceva le pulizie…”
SOLDATO (irrigidendosi): “Emiliano Alonso Garcia!”
UOMO IN CAMICIA: “Eh.”
SOLDATO: “E’ la tua ora!”
UOMO IN CAMICIA: “Va bene. Mi chiedevo come sta la tua, di sorella.”
SOLDATO: (abbassa la pistola e cambia il tono di voce): “E’ morta anche lei.”
UOMO IN CAMICIA: “Mi dispiace”.
(silenzio)
UOMO IN CAMICIA: “Senti, e tuo fratello?”
SOLDATO: (ride, beffardo): “Ti sei fregato da solo! Vedi? Io sono l’unico figlio maschio della famiglia Tavarez!”
UOMO IN CAMICIA: “Ah, perché sapevo che uno dei figli di Teresa si era unito alla guerriglia…” (l’altro tace, interdetto) “ma se sei l’unico maschio…” (si ravviva, come se avesse una illuminazione)
SOLDATO: (punta la pistola): “Zitto, merda!” (sputa a terra)
UOMO IN CAMICIA (con stupore crescente, come se avesse ritrovato un parente): “Mi dicevano che eri Avanguardista del battaglione Mariposa!”
Il soldato tace e continua a puntare, ma gli trema leggermente la mano.
UOMO IN CAMICIA: “Avevi un nome di battaglia… Gato… qualcosa con el Gato…”
SOLDATO: “El Gato de la Muerte”.
UOMO IN CAMICIA: “Il Gatto della Morte! Che striscia nel buio e artiglia i nemici! Una leggenda! (eccitato) Ramon Jesus Aguilera de Juarez Tavarez, el Gato de la Muerte del Mariposa! Le donne si strappavano i reggiseni al tuo passaggio e i bambini ti lanciavano i fiori! Eri una luce della Rivoluzione!”
Il soldato abbassa la pistola.
RAMON (SOLDATO) (amaro): “Ma che ne sai, tu, della Rivoluzione.
La Rivoluzione era dodici ore di sentinella al freddo, acquattati nel fango, e sparare e ammazzare dei poveracci come te, e rubargli gli stivali per non camminare scalzi. Era la fame da calmare masticando tabacco e palline di carta. Questa era la Rivoluzione.”
EMILIANO (UOMO IN CAMICIA): “E poi?”
RAMON: “E poi niente. Adesso ho stivali nuovi e mangio tre volte al giorno.”
EMILIANO: “Ti hanno preso nell’esercito? Così? Senza fare storie?”
Ramon tace.
EMILIANO: (severo) “Ramon, chi hai tradito per salvarti il culo?”
RAMON: (a mezza bocca) “Una pattuglia di rifornimenti.”
EMILIANO: “Ramon, sei un poveraccio.”
RAMON: (furioso, brandisce a caso la pistola) “E tu? Chi sei tu per giudicarmi? Ti ho mai visto negli agguati, a fare la sentinella? Cosa sei, tu? Un imboscato, sei!”
EMILIANO: “Ramon, la avevo mandata io quella pattuglia. Ci ho perso quattro uomini, li hanno circondati e ammazzati sul posto.”
RAMON: (isterico) “Non lo sapevo! Mi avevano promesso di catturarli solamente!”
EMILIANO: “Ramon, sei un Giuda.”
RAMON: (grida disperato, fa un passo indietro) “No! Io non lo immaginavo!”
EMILIANO: “Sono quelli come te che uccidono le rivoluzioni. Per salvarvi non guardate in faccia a nessuno.”
Ramon cade in ginocchio, china la testa, sembra folgorato dal senso di colpa.
RAMON: “Per salvarci, facciamo del male a chi amiamo.”
EMILIANO: “Chi c’era in quella pattuglia, Ramon?”
RAMON: (sempre in ginocchio, grida rivolto al prigioniero) “Lo sai chi c’era! Lo sai benissimo! C’era mia sorella tra quei quattro! Aveva ventidue anni!”
EMILIANO: “Hai fatto ammazzare tua sorella, Ramon. Sei il peggiore dei Giuda.”
RAMON: (sempre in ginocchio, a testa bassa) “Avevi gli occhi neri, Estrella, e la pelle bianca. Profumavi di gelsomino.”
EMILIANO: (alza la voce ma mantiene un tono pacato) “Lei non era una vigliacca come te, li ha guardati dritti in faccia e gli ha sputato contro mentre le sparavano.”
RAMON: “Ti eri innamorata della Rivoluzione come se fosse uno di quei ragazzi che giocavano a carte nel bar di Gonzalo. (sorride) Avevi fatto innamorare anche me.”
EMILIANO: “Sai Ramon? è come se la avessi ammazzata tu.”
RAMON (a voce bassa e poco convinto): “Non è vero…”
EMILIANO: “Ramon, hai venduto tua sorella per un paio di stivali nuovi.”
Ramon non risponde.
EMILIANO: (cambia tono, quasi consolatorio) “Ramon, lei ti perdonerà.”
Ramon alza la testa, si punta la pistola sotto il mento e spara, cadendo riverso. Emiliano resta brevemente in silenzio sul palco, osservandolo. Rientrano i due soldati, con passo poco marziale. Uno controlla se Ramon è morto.
SOLDATO 1: “Emiliano, stiamo a posto?”
EMILIANO: “Sì, è crollato subito.”
SOLDATO 2: (divertito e quasi eccitato) “Emiliano, sei un mito! Ne hai fatti già fuori quattro questo mese!”
Il SOLDATO 1 porge una sigaretta a Emiliano, e gliela accende.
EMILIANO: “E’ facile. I traditori tradiscono prima di tutto sé stessi. Viva la Revolucion!”
(I due soldati, in coro): “Viva la Revolucion!”