Lavagna bianca

(Pier Paolo Calabria)

Siamo fuori da un bar. Alessandro e Francesco discutono.

Alessandro: si sarebbe una figata… Però non è semplice, devi trovare
gli attori, un direttore della fotografia, il fonico (pausa, fuma) io qualcuno
lo posso rimediare ma.. (fa un gesto con la mano come a sminuire)
Francesco: Vabbè in qualche modo si fa eh.. ti sembra impossibile ma
secondo me basta sentire in giro. Chiedi a Tizio, quello sente il
coinquilino, la fidanzata del coinquilino…(pausa breve) Bologna è un
paese.
A: Mh, tu dici eh…
F: Ma si! Secondo me se non ci fasciamo troppo la testa e ci crediamo
un po’, si fa.
A: Ma tu che hai in mente semmai? Cioè dico di che durata parliamo? 20
minuti? Mezzora?
F: Eh una cosa così, no non mezzora, io addirittura pensavo un quarto
d’ora..
A: Ho capito…(pausa breve) idee a riguardo? Lei che è un grande
scrittore…
F: (gli da una spintarella) Ma sta zitto (ride) ma che scrittore… non ho
uno straccio di idea da mesi.
A: Vabbè dai ho capito mister modestia (pausa) io invece qualcosina…
(fa un gesto con la mano es fanelli)
F: Vai sentiamo…(pausa brevissima) quanti bambini muoiono?
A: Ma sono così prevedibile?
F: (ride) noooo!! Non mi dire che ci ho preso
A: Si cioè…però è piu articolato di così… vabbè dai magari questa la
scartiamo…

F: No, no dai dimmi, scherzavo, sono curioso.
A: (ridacchia, cambia espressione) no, è ‘na storia che è successa a
Lavagna, un paesino della Liguria, qualche anno fa. Praticamente
questo ragazzino liceale, 15/16 anni, spacciava un po’ d’erba ma…
robetta 10, 20 grammi per pagasse le canne. La madre lo sgama e
chiama le guardie.
F: Ah si mi sa che ho capito…ho capito, ho capito
A: Eh poi in sostanza il ragazzino si butta dal balcone. (mima il gesto del
tuffo con la mano)
F: Si, si, si ho capito (pausa) e la vuoi rifare così, com è successa…
A: Si, cioè, questo è il soggetto, poi si può lavorare bene su alcune
cose… tipo io l’avevo pensato con lui che torna da scuola, (inizia a
mimare i movimenti dell’operatore) entra, saluta la madre, poi va in
camera e trova l’erba sulla scrivania con il bilancino, poi torna in sala
dalla madre e litigano (fa un gesto con la mano ad accentuare). Qui si
può lavorare bene, cioè, la relazione che mostriamo, in realtà, è
minima… ma se costruiamo dei bei personaggi possiamo tirare fuori dei
bei dialoghi. Poi magari posso sentire i ragazzi del teatro per interpretare
i poliziotti… o magari…
F: Frena, frena… ok posso essere d’accordo, l’idea non è male… dove
la gireresti però?
A: Eh questa per esempio è una bella domanda, perchè io l’ ho pensato
a casa mia, c’è la camera con balcone, il soggiorno preciso, solo che si
vede che è na casa di studenti. Cioè c’ho i muri viola, gli adesivi di boris
sul frigo… se devo mettermi a scenografare tutta la casa addio…
F: Vabè pensiamo ad un altra casa, mica dev’essere per forza da te, la
troviamo un’altra casa simile
A: Mh però a questo punto ci starebbe trovare la casa di una famiglia.
F: (riflette) Io conosco qualche bolognese che sta con i suoi qui intorno,
posso provare a sentire sai
A: Ok, perfetto (pausa, riflette) poi però bisogna risolvere il fatto tecnico.
F: Vabbè si poi a quello ci pensiamo, in qualche modo facciamo. Tu
inizia a sentire gli attori, quanti poliziotti vuoi fare? 2?
A: Ma quindi ci sta l’ idea? Siamo sicuri?
F: Daje… ma perchè? spacca! Con il ragazzino che alla fine che si butta,
è stupendo…

A: E’ quella parte era bello rincorrerlo a mano e stoppare tipo un
secondo prima che arriva alla ringhiera del balcone, capito come?
F: Sisi no l’ idea spacca, io ci sto. Ora sento in giro se trovo qualcuno
per la casa e magari sento Giovi (piccola pausa, riflette entusiasta) che
aveva un amico che faceva l’ operatore se non ricordo male, comunque
mi attivo. Tu magari se vuoi iniziare a scrivere la sceneggiatura…
Entra Silvia
Silvia: Ah bbelli
F: Silvietta
S: E’ un’ora che state fuori… ma che state confabulando?
A: Stiamo scrivendo la storia del cinema
S: Facc ro cazz
F: (ride di gusto) no vogliamo fare un corto. Cioè… Ale voleva fare un
corto…io gli do solo fiducia.
A: No fa il modesto, (verso Silvia) abbiamo deciso di farlo insieme…sul
ragazzino, la storia che ti dicevo…
S: Lavagna?
A: Esatto
F: (Annuisce)
S: Beh daje… e quando lo scrivete?
F: Eh Ale infatti ti dicevo, tu inizia a scriverlo… Poi me lo mandi e io ti
dico che ne penso… Non per altro è che mi sembra che tu ce l’hai
meglio in mente,più delineato…magari me lo mandi poi se c’ è qualcosa
te lo dico.
A: Ok (riflettendo) va bene, ci sto. Però non me lo far scrivere tutto a me
eh, dimmi anche tu qualcosa mi raccomando
F: Tranquillo…se c’è qualcosa che non mi piace te lo dico, magari te lo
rimando come lo farei io.
S: Vabè ma così vi ci vuole una vita..
F: Ma no vedrai che facciamo subito, quanto vuoi scrivere? L’abbiamo
pensato su un quarto d’ora.
S: (Alza le mani come a tirarsi fuori)
A: Vabbè dai rientriamo, che ore sono?
F: Le 2.30
A: Ah, eh allora io entro prendo le cose e vado.

F: Si entriamo
Francesco e alessandro rientrano, Silvia resta fuori finchè non esce Ale
con la giacca
A: Ciao mu
S: Ciao piccolo mio, ti amo
A: Anche io amore, buonanotte
Buio.

SCENA II

Siamo a casa di Alessandro, in un open space, salotto più cucina.

S: A che pensi cucciolo?
A: No niente, pensavo a sto corto che vogliamo fare con Fra…
boh..chissà
S: Perché? Che è che non ti convince?
A: No è che me sembra sempre tutto così difficile… gli attori, le location,
la luce… volevo fa na ripresa col drone…ma dove cazzo lo trovo?
(pausa) Non lo so, mi sembra tutto impossibile.. il ragazzino chi lo fa?
S: Vabè quello puoi chiedere a Pier scusa. Non insegna anche teatro
alle superiori?
A: Si, in effetti (pausa)
S: Scusa eh… ti vuole bene, sei un suo alunno anche tu in un certo
senso…
A: Si, è vero…
S: Fra che dice?

A: Boh per Fra è tutto semplice…non capisco se ci crede, se non ci
crede… la fa sempre facile….
S: Vabè Fra mi sembra un tipo molto sicuro di sè, poi non è scemo, se ti
ha detto che gli piace, gli piace.
A: No, no, anche a me sembra un tipo sicuro… però boh, che ti dico… io
Francesco non lo conosco da molto amò, parliamoci chiaro…
S: Nemmeno io per carità, però non mi sembra uno stupido ecco
A: Non dico questo, assolutamente, però…. io ho bisogno di fare sul
serio. Già sono un cazzone di mio, mi serve qualcuno serio,
determinato..
S: Ma vedrai che è così…stai tranquillo…Poi lui non è figlio d’arte (ride
per sdrammatizzare)
A: Così pare…
S: Che fa la madre?
A: La sceneggiatrice
S: Bello (pausa) e come si chiama?
A: Eh, non lo so sai… non volevo sembrare inopportuno (pausa, riflette)
chissà chi è… che film ha scritto…
S: Ce lo vedi è famosissima… ha scritto i film di Nanni Moretti…
A: Mh, mi pare strano… però sai che roba…
Squilla il cellulare di Alessandro (non leggere)
A: Oh parli del diavolo…Pronto
F: A splendido
A: Bella Franci, com è?
F: Tutt apposto dai, senti ti volevo dire… ho trovato un direttore della
fotografia
A: Ma dai… e chi è?
F: Un ragazzo, Luca si chiama, è molto bravo, è un amico di mia madre
che sta qui a Bologna.
A: Ah ho capito (fa na faccia verso Silvia)
S: (trattiene il riso con la mano)
A: Bene cazzo! Ottimo…
F: Si poi lui è fantastico ha lavorato anche con gente grossa (pausa)
senti invece tu come sei messo con la sceneggiatura? I ragazzi del
teatro, l’hai sentiti?

A: Allora la sceneggiatura procede, ora inizio a mandartela
F: Ok
A: E…devo ancora parlare con i ragazzi del teatro, mi sono dimenticato
sono un coglione (ride)
F: Ma va…tranquillo…quando li senti fammi sapere
A: Certo certo, ti faccio sapere subito.
F: Senti, il resto? Come va?
A: Ma bene dai, sto studiando sti giorni mo ho un esame. Ma ste sere tu
che combini? Becchiamoci.
F: Come no, io non sto facendo un cazzo considera
A: Daje allora ci aggiorniamo sti giorni
F: Vaaa bene dai, ciao ale ti saluto
A: Ciao bro, ci sentiamo
Alessandro riattacca (non leggere)
S: Visto? Che ti dicevo?
A: Massì

SCENA III

Passano 6 mesi.
In questi 6 mesi, il mondo viene sconvolto da una pandemia
globale.
Francesco torna a Roma, la sua città natale. Alessandro rimane a
Bologna con Silvia.

Alessandro è da solo, seduto sul divano, sta guardando il telefono.
Compone un numero, chiama.
Squilli (non leggere)
F: Pronto, Ale!

A: Ohhh anfameee
F: Ohhh come stai Ale?
A: EH come sto Fra, le solite, come te penso (ironico, ridacchia) tu com’
è?
F: Ma bene, bene dai… per quello che si può.
A: Senti ma mi ha detto la Marghe che hai avuto il covid
F: Eh si, il solito culone… dopo due settimane di pandemia, preso!
A: Madonna mia è stato orribile immagino
F: Ma guarda io ero asintomatico, quindi alla fine… so’ stato due
settimane a casa e via
A: Ah ho capito, beh in un certo senso, culo.
F: Si esatto (ride) comunque, senti, a proposito ti volevo chiamare io in
realtà sti giorni
A: Eh ma infatti ho detto ‘mo lo chiamo perchè sto stronzo non mi
risponde, non mi fa sapere niente…’
F: (ride) No macchè
A: Ma le hai lette le mail?
F: Si, si le ho lette avoglia, e poi tra l’altro ti volevo dire che ho trovato
praticamente quasi tutta la troupe, mi ha dato una mano mia madre che
lei è produttrice
A: Ma in che senso scusa? Non m’avevi detto che scriveva tu madre?
F: Si, si scrive. Cioè ha anche una casa di produzione e infatti il corto lo
produce lei
A: (pausa lunga)
F: Ale? Ci sei?
A: Che significa lo produce lei Frà, che stai dicendo?
F: Eh io per questo ti volevo chiamare, ti volevo dire che noi il 27
iniziamo e…si ti avrei chiamato oggi in realtà, per dirti appunto… se
volevi venire a darmi una mano, mi serve un aiuto regista (pausa breve)
e (esita) tu saresti perfetto
silenzio
A: Francè? Ma me stè a pià pe l’ culo (ride)?
F: Che hai detto? A peruggino io non ti capisco
A: No! (incazzato nero) che cazzo hai detto tu! Ma è uno scherzo
spero…

F: (arrabbiato, scocciato più che altro) No ale, sono serio. Ho trovato
tutta la troupe, ho scelto gli attori, ho trovato il direttore della fotografia,
ho pensato alle location, il fonico, i soldi. Mi sono fatto un culo così! Tu
che cazzo hai fatto? L’idea, si…per carità.. Ma l’idea vuol dire tutto e non
vuol dire un cazzo se poi non hai le palle di metterla in pratica! (respira,
si calma) Senti, la situazione è molto semplice: io tra 5 giorni inizio a
girare, se vuoi venire ti do’ vitto e alloggio e mi fai da aiuto regista sennò
continua pure a farti le seghe a Bologna
A: (pausa) L’idea? L’idea? (è tutto rosso, ha gli occhi lucidi) Io zi scendo
a Roma e ti sfregio quanto è vero iddio che scendo a Roma e a costo di
farmi 25 anni ti sfregio a te e a quella puttana di tua mamma brutto
pezzo di merda. Fatti il tuo corto di merda con la mia storia ma ti giuro su
Dio che prendo un treno per roma e ti spacco la faccia porco…

SCENA IV

Solita stanza, open space. E’ sera, Alessandro è seduto sul divano,
fuma una sigaretta e poggia i piedi su un piccolo sgabello.
La televisione è accesa.

Televisione parla un presentatore: Rieccoci qui con la 66esima edizione
dei david di donatello (pausa) stiamo finalmente per annunciare il miglior
Cortometraggio (pausa) Ricordiamo i titoli in gara (pausa lunghetta) la
famosa cinquina è composta da:
Il vento d’Estate di Barbara Chiuri (pausa)
Santo di Gianni Tonelli (pausa)
Lavagna Bianca di Francesco Rondini (pausa)
Marzo di Luisa Arnolfo (pausa)
E L’isola d’Inverno di Lorenzo Sasso (pausa)

Ed eccoci arrivati, grazie (una donna gli consegna la busta), eccoci
arrivati al verdetto finale. (guarda in macchina) Il vincitore, del david di
donatello al miglior corto…
Alessandro spegne la televisione (recitata) qualche secondo:

Buio. Sipario.