(Lorenzo D’Amato)
SCENA 1
Un palazzone nella periferia di Torino. Luigi sta per uscire di casa, è in ritardo come sempre. In cucina la sua ragazza beve una tazza di latte.
LUIGI: (di fretta) Ciao amore.
GIULIA: A che ora torni?
LUIGI: Due e mezza, spero.
GIULIA: Non fare tardi che si scuoce la pasta.
LUIGI: (sospirando) Sì, ciao.
GIULIA. Ah, amore.
LUIGI: (esasperato) Eh.
GIULIA: Stai attento se usi le scale che le hanno appena rifatte.
LUIGI: Ok, tranquilla.
Sul pianerottolo, davanti alle scale, c’è un cartello con una scritta molto piccola. Qualcosa tipo: “attenzione, pavimento scivoloso”. L’ascensore è occupato, così Luigi decide di correre giù a piedi e nella fretta rischia di fare un cristo per terra. Rimasto miracolosamente in piedi, esce dalla porta del seminterrato e sbuca in giardino.
LUIGI: (al pubblico) Minchia, e questi chi sono? Quelli che disturbano sempre al piano di sopra? Mò che vogliono? Oh non avrò mica i pantaloni bucati?! (si tocca) Vabbè ma come han fatto a vederli da quella distanza? No, sembra tutto a posto. Aspetta, stanno sorridendo. Accennano un salu… Eccallà. Stanno venendo qui.
SCONOSCIUTA: Ciao, scusa se ti disturbo. Ma tu abiti qua?
LUIGI: Ciao. Sì, perché?
SCONOSCIUTA: Non ci credo! Ma da quanto?
LUIGI: Boh… tre anni? Qualcosa che non va?
SCONOSCIUTA: (scoppia a ridere) Ah ah ah, ma no, è che sono una tua grande fan. Non posso credere di non averti mai visto prima.
LUIGI: Mia cosa? Fan? In che senso? Dove mi hai visto?
SCONOSCIUTA: Ah ah ah, ma come dove? Ovunque!
LUIGI: A me?!
SCONOSCIUTA: Certo!
LUIGI: Boh, vabbè. Grazie allora.
SCONOSCIUTA: Scusa se ti ho disturbato. Ci vediamo! (corre via)
LUIGI: (al pubblico) Questa è matta. Tutte io le trovo. “Sono una tua grande fan”? Ma chi ti conosce? Mi prendi per il culo?!
SCENA 2
Luigi sale in macchina e parte. In coda a un semaforo col finestrino abbassato viene affiancato da una Yaris rossa. Il ragazzo alla guida lo saluta con entusiasmo.
SCONOSCIUTO: Bella zio!
LUIGI: (si gira all’indietro, poi realizza che il ragazzo ce l’ha proprio con lui) Oh, ciao! (al pubblico: Sì vabbè, questo è ubriaco. Ma cazzo, alle 12.00?!
SCONOSCIUTO: Sei un grande!
LUIGI: (imbarazzato) Grazie, anche tu!
SCONOSCIUTO: (cantando e muovendo le mani come in discoteca) Pa- parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara- parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara!
LUIGI: (fa sì con la testa, sempre più imbarazzato) Allora ciao eh.
SCONOSCIUTO: (riaffiancandolo) Scusa zio, me lo fai un autografo?
LUIGI: (disperato) Dai, un’altra volta.
SCONOSCIUTO: No zio! Quando mi ricapita?
LUIGI: Ma sto guidando! Come te lo faccio un autografo? E poi sono in ritardo! Dai, chiedilo alla macchina dietro di me.
SCONOSCIUTO: Oh zio, ma vaffanculo. Tiratela di meno!
Luigi riparte di colpo e rischia l’incidente con uno in rotonda. *suono clacson*
LUIGI: Ma che è oggi! La gente sta male!
Dietro di lui la Yaris ha iniziato a suonargli. *suono clacson (x2) *
Luigi vede dallo specchietto retrovisore il ragazzo di prima che gli mostra il dito medio, con un’espressione tutt’altro che amichevole. Spinge sull’acceleratore e si lascia alle spalle quel pazzo ubriaco. Dopo dieci minuti parcheggia davanti alle scuole medie dove fa l’insegnante di musica.
SCENA 3
Nel giardino della scuola, alcuni ragazzi di terza stanno giocando a basket. Quando vedono entrare Luigi si fermano di colpo.
RAGAZZO 1: Oh raga, ma è lui?
RAGAZZO 2: No vabbè, impossibile.
RAGAZZO 3: (cantando e muovendo le mani) Pa-parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara-parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara!
Nel frattempo Luigi è arrivato davanti al portone d’ingresso della scuola. Suona il campanello e una bidella gli viene ad aprire.
LUIGI: Buongiorno.
BIDELLA: (con la bocca spalancata) Buon… gior… no.
LUIGI: Ehm… sono l’insegnante di Persephone. Dovrei andare in auditorium.
BIDELLA: D… dice sul serio? Ma è bellissimo!
LUIGI: Chi, io?
BIDELLA: Ah ah ah, ma no, non lei. Intendevo: è bellissimo che lei venga a fare lezione a dei ragazzini delle medie.
LUIGI: (sorridendo complice) Ah, vorrei che la pensassero così anche loro.
BIDELLA: Ma saranno entusiasti! Mica tutti i giorni incontrano gente come lei!
LUIGI: (perplesso, si guarda attorno) In che senso?
BIDELLA: Beh, famosa.
LUIGI: (al pubblico) Oh ma perché oggi mi pigliano tutti per il culo?
(alla bidella) Scusi, ci eravamo già visti quando sono venuto l’anno scorso?
BIDELLA: No. Anzi… non immaginavo proprio che lei facesse lezione qui da noi.
LUIGI: In realtà vengo solo una volta a settimana.
BIDELLA: E certo! Sarà impegnatissimo!
LUIGI: Uhm, no. Non molto. Ma dammi pure del tu. Avremo la stessa età!
BIDELLA: (quasi offesa) Cosa?? Ma io sono del ’91… devo ancora fare trent’anni!
LUIGI: Ok, ne ho qualcuno di più in effetti… ma su dai, finché c’è il tre davanti…
BIDELLA: Sul seriooo? Ero convinta ne avessi più di cinquanta!
LUIGI: (come avesse ricevuto uno schiaffo) Ma come cinquanta?
BIDELLA: Ma no scusa, non ti offendere, è che mi ricordo da piccolina quando andavo in discoteca…
LUIGI: Cosa?
BIDELLA: Eh, che passavano già i tuoi pezzi.
LUIGI: I miei… pezzi?
BIDELLA: Sì, certo.
LUIGI: No, guarda, devi avermi confuso con qualcun altro. Io non ho mai…
BIDELLA: Scusa, ma tu non sei Gigi?
LUIGI: (rimanendo zitto per qualche secondo) Eh sì, sono io. Come sai il mio nome? BIDELLA: Ah ah ah, mica vivo sulla luna! Chiunque in Italia ti conosce!
LUIGI: A me?!?! Ma per cosa?!
BIDELLA: Boh, un pezzo qualsiasi.
LUIGI: Ma un pezzo di che???
BIDELLA: Un pezzo. Una canzone. (cantando) Pa-parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara-parara-parara-parararararara-parara-parara-parararararara-parara!
LUIGI: Io ti giuro che non so che cosa sia sto para-para-pà.
BIDELLA: Ma scherzi?
LUIGI: Mi piacerebbe, ma no.
BIDELLA: Cioè, tu non hai mai fatto… (cantando) Pa-parara-pa-parara?
LUIGI: Eh no, mi dispiace.
BIDELLA: Vabbè, allora forse gli assomigli solamente.
LUIGI: Ma a chi?
BIDELLA: A lui. A Gigi.
LUIGI: Cioè, ci assomigliamo e ci chiamiamo pure uguale?
BIDELLA: Eh, a quanto pare…
LUIGI: Devo andare a fare lezione, scusa.
BIDELLA: Ci sono! Guarda, questa è la tua pagina Facebook! (gli mostra il telefono)
LUIGI: Ma… ma… questo sono io.
BIDELLA: Cioè, hai creato una pagina e non te lo ricordavi?
LUIGI: Non so come spiegarlo… Ora che me l’hai mostrata, in effetti, ricordo di averlo fatto.
BIDELLA: Come no, è normale dimenticarsi di avere milioni di fan in tutto il mondo… (gli rimostra il telefono) Guarda quanti follower hai!
LUIGI: Scusa, mi devo sedere un attimo.
BIDELLA: Aspetta, forse se sentissi una delle tue canzoni ricorderesti di più…
LUIGI: Non so, proviamo.
BIDELLA: (smanetta sul telefono e dopo pochi secondi parte “L’amour toujours”) Ecco. Ascolta. (Luigi si prende la testa tra le mani. Buio.)
SCENA 4
Luigi rientra a casa, stravolto. L’ascensore è ancora occupato. Sale a piedi fino al terzo piano e prova a inserire le chiavi nella serratura. Non entrano, così suona il campanello. Una voce femminile da dietro la porta.
GIULIA: Sì?
LUIGI: Sono io.
GIULIA: Io chi?
LUIGI: Come chi? Sono Gigi, amore. (*rumore di chiavi e di porta che si apre*)
GIULIA: Gi- Gigi?
LUIGI: Eh. Chi se no?
GIULIA: Io… io… (gli si getta contro picchiandolo)
LUIGI: Ma perché? Ahia! Ahia! (tenta invano di proteggersi dalle botte di Giulia)
GIULIA: Brutto pezzo di merda! Sparisci per diciassette anni e te ne torni così, come se nulla fosse successo?
LUIGI: Ma che dici?
GIULIA: (continuando a menarlo) Non so perché tu te ne sia andato, ma ora te ne vai di nuovo! (lo spinge via)
LUIGI: Giulia, non so cosa tu stia dicendo… Sono uscito di casa stamattina…
GIULIA: Ah, sei uscito di casa stamattina?! Ma vaffanculo!!! (sbatte la porta)
(Luigi rimane imbambolato a fissare la porta, poi si accascia disperato e si prende la testa tra le mani. In quel momento si sente il *suono del Tardis che arriva* e da una quinta compare Il Dottore con trench e cacciavite sonico.)
THE DOCTOR: Sei Luigino Celestino D’Agostino? Gigi Dag?
LUIGI (alzandosi di scatto per lo spavento dell’apparizione) : AAARGH! Uh, sì.
THE DOCTOR (indicando il cartello): Cosa c’è scritto lì? Leggi bene.
LUIGI: “Attenzione, spaziotempo scivoloso”. Ah. Non avevo letto bene.
THE DOCTOR: Ma perché non controllate mai le ditte che vi fanno i lavori in casa? Adesso devo mettere a posto tutto io. (sospira). Vabbè, vado a vedere cos’è successo a Max Pezzali. (accende il cacciavite sonico). Anche lui non legge mai bene le scritte.
(Il Dottore se ne va canticchiando “L’amour tojours”)