(Alfiero Santarelli)
(In scena sono presenti due leggii, in mezzo ai quali si trova un tavolino alto dove verranno appoggiati gli oggetti.
Dietro di lui, non visibile, c’è un ripiano dove sarà appoggiata la torta già pronta.
L’attore è vestito in modo semplice e un po’ dimesso; indossa un grembiule da cucina e guanti da forno, alternativamente guarda il leggio e dà le spalle al pubblico.
Si sente il ticchettio di un timer da forno.)
GIANNI: “Ancora dieci minuti e cinquantaquattro.
La pastiera va cotta esattamente un’ora e cinquanta minuti, non un minuto di più, non un minuto di meno. Come insegnava nonna.”
(Continua a fare avanti e indietro dal ‘forno’ immaginario che si trova alle sue spalle).
GIANNI: “Otto minuti e sedici secondi.
Mamma ha provato a variare la ricetta ma, povera lei, ha sempre fallito (con enfasi). La combinazione esatta di zucchero, grano cotto, acqua di una certa durezza e ricotta di latte di pecora richiede sempre una – cottura – precisa. (scandisce)”
(breve silenzio)
GIANNI: “D’altronde si sa, nella vita ci vuole precisione. La precisione dà controllo e tranquillità. (a voce più bassa, quasi mormorato) Sei minuti e ventidue secondi.
Ma quante volte lo ho detto a Paola? Paola conta il tempo a spanne.”
(Avanti e indietro dal forno).
GIANNI: “Il controllo è padronanza. (Mormorato) Quattro minuti e quarantadue. (Con voce leggermente alterata) La padronanza, per lei, neanche esiste! Per lei ogni cosa dev’essere nuova e buona e curiosa. Se io ci mettessi il veleno per i topi, nella pastiera, cosa direbbe lei? (in falsetto) ‘Mm piccantina stavolta!’ “
(breve silenzio)
(Una voce di donna registrata, proveniente dal forno, annuncia):
VOCE: “Mancano 60 secondi al tuo timer”.
GIANNI: (con voce calma) “Devo cambiare la lampadina del forno. Si doveva già essere bruciata a quest’ora.”
VOCE: “Mancano 30 secondi”
(Gianni resta voltato in attesa dello scadere del timer.)
VOCE: “Mancano 10 secondi. 5. 3, 2, 1”
DING! (questo deve essere riconoscibile come il suono di un microonde, o alternativamente come la campanella di un forno elettrico a fine cottura).
(Prende il dolce con i guanti da forno, si volta e soddisfatto lo appoggia sul tavolino).
(Entra Paola. È vestita in modo vistoso, con piglio deciso e un passo ondeggiante. Guarda verso Gianni con aria provocatoria).
PAOLA: “Stavolta che hai cucinato?”
GIANNI (quasi sottovoce): “La pastiera.”
PAOLA (ironica): “Sempre quella!”
GIANNI (risentito): “Non ti piace?”
PAOLA: “Sì, sì, per carità… Senti, ma il tiramisù quando me lo fai?”
GIANNI (a testa bassa): “Il tiramisù è per i bambini, è un dolce banale.”
PAOLA: (leggermente infastidita) “Ho capito Gianni, ma se a me piace?”
GIANNI (alzando lo sguardo verso di lei): “Ma perché, non ti piace la pastiera?”
PAOLA “Ma sì, dai… però insisti a non metterci la marmellata.”
GIANNI: (sbigottito) “La marmellata nella pastiera? Ma che sei uscita pazza?”
PAOLA: “E che c’è? ‘sta specie di crostata con la ricotta, così viene tipo una cheese cake…”
GIANNI: (rivolto al pubblico) “Se fosse viva nonna le avrebbe mollato uno schiaffo. La marmellata nella pastiera! E perché non la cioccolata, mo’?”
GIANNI: (a Paola, rabbonito) “Va bene, va bene. La prossima volta te la metto, la marmellata.”
PAOLA (scanzonata): “Bello, se mi ascolti vedi che capisci! Però che testa dura.”
GIANNI: “Eh lo so”.
PAOLA: “Senti, stasera a cena non ci sono”.
GIANNI: “E dove vai?”
PAOLA: (improvvisamente irrigidita) “Ma perché, è un problema?”
GIANNI: “Scusa!”
(al pubblico) “Scusa, se mi fa strano che stai fuori ogni martedì e venerdì, anche se c’hai sempre una scusa diversa!”
PAOLA: “C’è una conferenza sul cinema di Wes Anderson”
GIANNI: “Vengo anch’io!”
PAOLA (ride, quasi sarcastica): “Ma va, che l’ultimo film che hai visto al cinema è Jurassic Park!” (calcando sulle ultime parole, a sfottò. Inizia a scrivere sullo smartphone.)
(breve silenzio)
GIANNI: “Stasera volevo fare il pasticcio di lasagne.”
PAOLA (sempre senza guardarlo) “E fallo!”
GIANNI: “Sì ma lo facevo per te. Una volta ci andavi matta.”
PAOLA: “E vabbè me lo fai un’altra volta. Anzi, me ne lasci in frigo una forchettata? Giusto per il sapore.”
(Esce)
GIANNI: “Manco la ha assaggiata, la pastiera. C’ho messo un pomeriggio!”
(al pubblico, con tono esasperato): “Ma non è mica sempre stato così! Una volta era tutta bacini e bacetti e Whatsapp e ‘amore’ di qua e ‘mm che buono’ di là – e come mangiava! Ma me ne sono accorto subito io, eh!
La prima volta che ho visto qualcosa che non andava è stato quando smanacciava il telefono ma a me non arrivava nessun messaggio.
Poi una volta si è distratta e mi ha chiamato ‘Benny’. E poi gli amore e amorino sono diventati ‘bello’ e ‘senti’ e buonanotte al secchio.
(momento di silenzio, poi ha un gesto di stizza) Non lo sopporto! Mi piglia e mi butta e non so nemmeno perché. E quanti anni le ho dedicato? Quanti soldi ci ho speso, eh?”
(silenzio. Guarda la torta) “T’ho sprecata pure a te. Ci potevo mettere la merda e manco se ne accorgeva!” (ridacchia amaro).
(Rientra Paola) PAOLA: “Bello!”
GIANNI: “Già qua?”
PAOLA (un po’ contrariata): “Oh, ma guarda che torno fuori eh! Antipatico. No, scherzi a parte, che spettacolo! Oddio potrei parlarne per ore!”
GIANNI: “La pastiera la mangi?”
(Lei lo guarda stralunata, avvicina una mano alla pastiera, poi ci ripensa).
PAOLA: “Prima te, che sei il cuoco. Adesso non mi va.”
GIANNI: “Ti pareva.” (Prende una fetta e la addenta, quasi per rivincita).
PAOLA: “È buona?”
GIANNI (prendendone un’altra fetta, ostenta la voracità, quasi ingurgitando) “Eccome! Non sai cosa ti perdi.”
PAOLA (con atteggiamento incuriosito): “Non è un po’ acidula?”
GIANNI (dopo un attimo di esitazione) “Mah, forse un po’… come lo sai?”
PAOLA: “No, lascia stare.”
GIANNI: “Paola dai, non fare la stronza. Hai fatto scadere di nuovo la ricotta?”
PAOLA (ridendo) “No, no, tutto quel che ci hai messo è appena comprato!”
GIANNI: “E allora?”
PAOLA (asciutta): “Niente, ti ci ho mischiato il Baygon”.
GIANNI (ridacchia incredulo): “Che dici.”
(Paola cambia improvvisamente atteggiamento, diventa ostentata e teatrale). “Hai finito di tormentarmi, bello. Ho messo il Baygon al posto dello zucchero. Dovrebbe fare effetto in pochi minuti!”.
GIANNI (sbigottito): “E…. e….”
PAOLA (secca): “E svegliati! Lo vedi che la nostra vita è uno strazio! E dove vai e con chi sei e quando sei… Basta!”
(Gianni comincia a dare segni di malessere.)
PAOLA: “E adesso, caro mio, potrò andare a spassarmela con il mio amante (enfatico)”.
GIANNI (accusando una fitta) “Allora è per questo? Mi uccidi per stare con l’amante?”
PAOLA: “Proprio così! Ci godremo la casa, e i tuoi soldi, in santa pace! Aaaaah….” (soddisfatta)
GIANNI (con la voce tra i denti) “Lo sapevo, me lo sentivo… stronza…” (si accuccia, poi si corica su un fianco, raggomitolato) “Ah, ma perché ti ho amata…”
(Paola si avvicina a lui, lo guarda dall’alto, lo sposta con un piede. Poi cambia espressione e tono di voce)
PAOLA: “Hai finito?”
GIANNI: “Brutta puttana, hai pure fretta che muoia?”
PAOLA (con voce normale, le mani sulle cosce) “Guarda, oggi non muori di sicuro e a occhio manco domani.”
GIANNI: “Non mi hai avvelenato?”
PAOLA (ridendo) “Ma ti pare??”
GIANNI: “Ma allora le fitte?”
PAOLA: “Ma che ne so! Saranno psicosomatiche.”
GIANNI: “In effetti son quasi passate…” (si alza)
(Paola addenta una fetta di pastiera)
PAOLA: (parlando con il boccone in bocca) “Comunque è buona, complimenti! Non so dove sentivi l’acido.”
(Silenzio. Paola finisce la fetta e si lecca pure le dita. Poi si rivolge a Gianni)
PAOLA: “Amore?”
GIANNI: “Che c’è?”
PAOLA: “Ne vuoi un po’?”
GIANNI: (mogio) “Grazie” (prende la fetta che lei gli porge e la mangia)
PAOLA: “Ma sai che è buonissima?”
GIANNI: (in ripresa) “E vedrai quando ti ci metto la marmellata!”
PAOLA: “Ma che amore! Fatti dare un bacio!”
(lo bacia sulla guancia, oppure gli manda un bacio con le mani. Poi esce)
(Gianni resta in scena, ha ripreso entusiasmo. Mette via la pastiera, si toglie i guanti da forno. Sorride.)
GIANNI: “A volte sono veramente un cretino.”
(Si sente da fuori scena la voce di Paola.)
PAOLA: “Benny – cioè, Gianni, vieni a letto??”
(Gianni rimane interdetto.)
(Sipario)